sabato 18 dicembre 2010

Fiumi di parole #2

"Strano a dirsi, ma una  delle (tante) cose che odio è quella che mi tiene in vita." autocit.

"La felicità risiede negli occhi di chi ti guarda e sorride" autocit.

Respiro a fondo, butto fuori l'aria, trattengo le lacrime. A volte funziona. A volte no.
Dicono che non tutto va come dovrebbe andare. Che il destino ce lo scegliamo, ma la maggior parte delle volte prendiamo solo abbagli. 
La vita finisce? No. La vita continua, sei tu che finisci.. Finisci di essere, di pensare, di sognare, di amare. 
Il mal di testa che mi martella mi fa pensare che non sono ancora finita. Che i pensieri frullano a velocità esagerata nella mia testa. 
Che fare, dove andare, come comportarsi, decidere.. si o no? No!! O forse si.. ma meglio di no.. o si?! 
Scegliere, agire, avere il comando della propria vita. 
Ce l'ho? Ce l'ho mai avuto? L'ho perso? Lo riprenderò?
Si o no? No o si?
E se tutto questo non esistesse? Se fosse frutto delle mie fantasie? Se stessi soltanto dormendo da un pò? 
Ahiii, no il pizzicotto ha fatto male. Sono sveglia.. Sono qui, o forse no! 
Forse sono lì, e l'altro ieri ero di là. Mi fermerò?


Un giorno, si, ce la farò.


 

mercoledì 8 dicembre 2010

Fiumi di parole #1

Aveva la pelle chiara, un viso pallido, degli stivaletti neri, calze bianche e strappate in alcuni punti, una gonnellina corta che la faceva sembrare grande, ma che in realtà non era. Era seria in volto, con gli occhi azzurri e le labbra rosse come il cappottino che indossava. I capelli biondi da angelo e il cuore triste di chi, anche quest'anno, dovrà far di sè un dono per gli altri.

sabato 4 dicembre 2010

Il mio amore felino

sabato 27 novembre 2010

Chiaro no?

Quest'anno ho pensato di giocare d'anticipo. Se anche questa volta l'albero di Natale a casa non si farà, almeno il blog sarà addobbato come si deve.
Non si prospetta un gran bel Natale in effetti.. 
E' già un mese che faccio straordinari, e questo Dicembre sarà identico al vecchio Dicembre del 2009. 
C'è tanta amarezza, speranze quasi svanite nell nulla per le nuove situazioni che si stanno venendo a creare.. ed indirettamente ci è stato detto di non sperare troppo in un rinnovo, che LORO hanno le mani legate. LORO. 

Ho deciso di terminare quest'ultimo mese e quest'anno ad occhi chiusi, orecchie tappate e bocca serrata. 
Mente solo buttata sul mio lavoro, nient'altro. Nella speranza che finisca in fretta tutto questo. Che se c'è qualche bella notizia, sperare di averla subito. Che se c'è da smettere di sperare, finirla la.

Mi godrò i miei ultimi giorni, saluterò tutti alla cena di Natale, e via. 

Il tempo è scaduto, novità non ce ne sono, ma anche se dovessero essercene, per com'è l'andazzo, ogni decisione verrà rinviata all'anno nuovo. Ed intanto giochiamo con la vita delle persone.

Applausi a chi ci ha preso per il culo, a chi ci ha detto di stare tranquilli, tanto non avremmo avuto nulla di cui temere, ai politici che ci hanno assicurato che avremmo passato un felice Natale, ai sindacati che hanno fatto un gioco troppo losco che non è stato premiato. 

Tanto so già come andrà a finire...

<Buongiorno, ma qual buon vento ti porta qui, è da tanto che non ci vediamo, accomodati. Come stai?>
<Bene bene, indaffarata come sempre. E piuttosto preoccupata, sai.. il quattordici gennaio si sta avvicinando>
 
Silenzio


<Ma lo sai la situazione com'è.. dovrai aspettare un po'.. circa sei mesi e dovrebbe rientrare tutto, poi torna qui che ne riparliamo>

Chiaro no?

sabato 20 novembre 2010

Provate voi a stare al mio posto

Prima di iniziare questo tipico Sabato di solitudine, lavoro e pulizie, volevo scrivere due parole.
Non so neanche io cosa voglio dirvi (eh si, finalmente ho l'onore di poter parlare ad altre persone, finalmente c'è qualche povero sventurato che è rimasto impigliato con la giacca alla V del titolo dele Blog), ma ve lo voglio dire.
Cosa? In fondo niente.
Voglio dirvi che ci sono, che sono sempre qui. Che lotto tra i mille dubbi di una vita, che tre anni fa erano solo gocce d'umidità che salivano dalla terra bagnata, ora sono veri e propri banchi di nebbia.
Cosa mi succede chiederete voi. Una cosa tanto normale in questo Paese vi rispondo io. Ma che finora non mi aveva mai sfiorato l'esistenza.
La società per cui lavoro, se entro Dicembre non saprà i risultati di una gara d'appalto, metterà venticinque di noi in Cassa Integrazione.
Bè, direte voi, stipendio pagato all'ottanta per cento e possibilità di starsene a casa e magari impegnare il tempo a scrivere questa dannata storia che mi perseguita la mente, ed ho anche il coraggio di lamentarmi?!
Eh no, io non sono tra i venticinque.
Ancora meglio, mi rispondereste voi.
Eh no, io sono un tassello removibile a piacimento.
Tra meno di due mesi mi scade il contratto dopo ben quattro e sottolineo quattro anni di servizio.
Per cui, se dovesse anche soltanto entrare in Cassa Integrazione, la società per cui lavoro ha il dovere di non riassumere (e mi sembra anche giusto) nessuno, neanche chi aveva già avuto rapporti lavorativi con la stessa.
Siamo stati freddamente svegliati da tre sigle sindacali che non hanno fatto quasi nulla per tutelarci, anzi, hanno (come al solito) fatto il gioco dell'azienda. E siamo stati freddamente svegliati dalla nostra stupidità. Che ci ha fatto decidere di ricorrere ai sindacati solo all'ultimo minuto e non sin dall'inizio.

Siamo arrivati, Gennaio 2011 è alle porte, la data tanto temuta ed attesa.
Zero certezze, tanta preoccupazione che però non mi distoglie dal mio lavoro. Ogni giorno alle 7 e 50 entro in quell'ufficio e ci sono giorni che ne esco alle 21 di sera.
Sono stanca, ho 14 giorni di ferie arretrate, 50 ore di banca ore accumulata da centinaia di giorni passati a lavorare di più, passati in macchina in giro per il Sud Italia.
Mai come in questi giorni sono così poco sicura di tutto.
Ormai è da un pò che cerco di immaginare la mia vita senza il mio lavoro.
E tremo all'idea..

Mi piace, mi piace quello che sto facendo, mi piace il rispetto e la fiducia che mi sto costruendo verso i miei superiori. Mi piace quando c'è qualche problema e chiamano me, mi piace sentirmi indispensabile, tornare a casa, aprire il Macbook e lavoricchiare per salvare situazioni disastrose.
Mi piace sentirmi tirata in ballo su decisioni importanti, essere la responsabile di questo e di quello... e di quell'altro ancora... e si, anche di questo e questo e quest'altro.
Forse un pò troppo. Ma mi piace.

E forse tutto finirà tra due mesi...

Mi dicono di stare tranquilla, mi dicono "Ma possono non riassumerti?"
Si.
Provate voi a stare al mio posto.

lunedì 1 novembre 2010

Ventuno rosse, quindici blu, trenta grigie..

E siamo arrivati anche a Novembre, mancano due giorni al mio compleanno. Dopodomani compio ben ventiquattro anni, anzi 24.. fa più effetto. 
Ma non è di questo che voglio parlarvi, o almeno non di questo compleanno, bensì di quelli degli anni passati, quattordici o quindici anni fa.
Mi rendo conto, confrontando i comportamenti di adesso con quelli degli anni passati, che certi lati del mio carattere non sono mai cambiati. 
Quello che facevo nell'attesa del mio compleanno, lo faccio ancora oggi (seppur in maniera totalmente diversa, ma lo scopo è sempre lo stesso).
Per spiegare meglio il mio comportamento devo raccontare un pezzettino della mia vita e per farlo devo parlare di mio padre.
Lui, il mio papà, non è mai stato cattivo con me, sapeva sempre perdonarmi. 
Non era cattivo con me anche perchè non c'era quasi mai a casa. Tutti penserete ora che il mio papà era un valoroso soldato dell'esercito. No. 
Era, anzi è, un programmatore.
A distanza di anni (ora che lavoro nella stessa società dove lavora lui) mi rendo conto di cosa significa davvero lavorare. E soprattutto cosa significa lavorare lì. 
Ma a dieci anni, quando vorresti soltanto andare a scuola, fare i compiti e poi uscire di pomeriggio con i tuoi, invitare le amichette a casa,non capisci il senso delle parole: lavoro, ferie mancate, impossibilità di muoversi neanche per accompagnarti dal medico. Vedi soltanto: il suo non esserci mai a casa, le sue ferie mai prese, la sua assenza nelle cose più belle che ti capitano, la sua impossibilità nell'accompagnarti da qualche parte, il suo portarti a mare quattro volte in tre mesi a mare, il suo fare tardi quando il cenone di Capodanno è pronto da un pezzo a tavola, la sua anima risucchiata da quel dannato posto.
Sono sempre cresciuta nell'attesa di qualcosa, nell'attesa del mio giorno per sentirmi al centro dell'universo per almeno ventiquattr'ore. Lo faccio tutt'ora. Quando aspetto qualcosa d'importante, mi ritrovo sempre ad aspettarlo da sola. L'arrivo delle ferie, l'arrivo di una festa, l'arrivo del Natale, del mio compleanno, l'arrivo di qualcuno.. 
E mi rendo conto che se resto da sola ad aspettare, inizio a perdere la testa. Quindi m'invento qualcosa da fare: calcolo quant'è lungo il tempo che mi separa dall'evento per cui mi vedo per esempio un paio di puntate di qualche telefilm che mi piace, stiro i panni (eh già!!!!), faccio di tutto per non guardare l'orologio e far passare il tempo il più velocemente possibile.
A dieci anni sicuramente non potevo stirare, non avevo internet e guardavo continuamente l'orologio.
Un tre novembre di tanti anni fa, mi inventai un gioco. 
Seduta sul balcone della mia vecchia casa che dava sul cortile, riuscivo ad osservare un paio di metri di una lunga strada. 
Avevo un quaderno ed una penna in mano, il primo foglio era diviso in tante colonne. La prima colonna era chiamata "ROSSA", la seconda "BLU", la terza "VERDE", la quarta "GRIGIA", la quinta "BIANCA" e così via. 
A dividere le colonne poi c'erano le righe delle ore, erano dei lassi di tempo del tipo: dalle 16 alle 17, dalle 17 alle 18, dalle 19 alle 20, l'orario in cui tornava solitamente mio padre a casa.
Queste colonne erano segnate da tante X. Alla fine, dopo aver compilato tutte le righe dei lassi di tempo, sulla pagina accanto facevo il conteggio delle X. Disegnavo una tabella con riportato le varie colonne dei colori e il totale delle X a numero. La tabella la chiamavo "MACCHINE". E così passavo il mio tempo......
Dalle 16 alle 20 erano passate ventuno macchine rosse, quindici blu, trenta grigie, trentadue bianche..

lunedì 13 settembre 2010

Sento le Voci #1

Ero sola in casa. Ma sentivo comunque una voce provenire dalla mia cucina. Mi sono alzata ed ho preso la mazza da baseball. Almeno credo. Perchè non ricordo poi molto. Insomma, mi sono avvicinata furtiva verso la cucina. I miei gatti presi dallo spavento si sono fiondati in camera da letto ed ho sentito il clack della chiave che girava nella toppa. 
<Maledetti gatti bastardi e fifoni>
Faccio capolino dalla porta. Sembrava tutto in regola. 
Ma di nuovo quella voce sommessa che mi chiamava per nome.
<Chi diamine sei?! Sono armata!>
<Steeefaaaaniiiiaaaaa!! Vieeeeniiiiiii a preeendeeermiiii>
<Chi cazzo sei?!?!?!?!>
La voce proveniva dal mobile della cucina.
Iniziai a pensare che m'avessero messo qualcosa di "stupefacente" nel pranzo..
Aprii la porta del mobiletto e vi trovai dentro una scena agghiacciante: il barattolo di Nutella scoperchiato con un cucchiaio infilato dentro. 
Neanche il tempo di dire "A" che il suddetto barattolo m'è saltato addosso dicendomi <Maaaaaangiaaaaaaamiiiiiiiiiii Maaaaaaaaaaaaangiaaaaaaaaaaaaaaaaaamiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii>
Da lì il buio. Non ricordo più nulla.
So solo che mi sono svegliata dopo un paio d'ore riversa sul pavimento. 
Avevo tutta la bocca sporca di Nutella. Ritrovai accanto a me il cucchiaio gettato per terra, i soldi dal portafogli spariti e mancavano all'appello le chiavi della macchina.


Sono stata stuprata e rapinata da un barattolo di Nutella.

domenica 12 settembre 2010

A volte non è tutto come vorrei che fosse..

Guardo foto, vecchie e nuove, foto che appartengono ad un passato lontano. Foto che non mi appartengono proprio. Foto che odio. Foto che, invece, esprimono quello che vorrei essere, quello che vorrei fare, i posti in cui vorrei stare. 
Mi rendo conto di quante cose vorrei fare, di quanto il mio tempo sarebbe pieno se solo iniziassi veramente e seriamente a pensare di pianificare un po' questa dannata vita. 
Ma fin troppe volte mi lascio prendere dallo sconforto. Perchè non tutto è come vorrei che fosse. 
Il problema è che lo sconforto aumenta se inizio a pensarci su, a rendermi conto che o la vita sarà un pieno di sacrifici, o i sogni non si realizzeranno. 
A quanti desideri dovrò rinunciare? Forse tanti. 
Ma poi penso che anche un piccolo sfizio potrò levarmelo se gioco bene le mie carte.. è l'unica forza che mi fa muovere le braccine e mi fa premere le dita sulla tastiera del mio portatile.

Chissà.. staremo a vedere.
 

venerdì 10 settembre 2010

Sogni

domenica 5 settembre 2010

Cos'avrà voluto dire #1

Quanto ti ci vorrà, mia cara Laura, a finire la tesi di Laurea?!

..e un progetto che freme nel cuore

Quanti anni potevo avere? Sedici, forse diciassette. O anche di meno. D'estate, nei tempi morti, riempivo i quaderni avanzati dal periodo scolastico con racconti, pagine e pagine di racconti. Stavo anche scrivendo un.. "libro". Se così si può definire. Mi ricordo, ne andavo orgogliosa. Avevo scritto trentatrè pagine. Un record. Solitamente alle prime due-tre pagine strappo tutto e cestino. 
Poi ovviamente ho abbandonato anche quel progetto da adolescente.
Negli anni a seguire ho continuato a scrivere, pezzi di racconti brevi, frasi, pensieri. 
Amo scrivere. 
E ora con la saggezza acquisita mi rendo conto di aver trovato la mia strada. Tutti hanno un sogno, una strada che vorrebbero percorrere. C'è chi butta anni a studiare Giurisprudenza ma in cuor suo vuole diventare un cantante. E coltiva queste passioni. Magari partecipa anche a qualche concorso. E con un pò di fortuna vince pure.
In cuor loro vorrebbero esibirsi in qualche locale, sentire la loro voce trasmessa in radio. Vedere il risultato dei loro sacrifici.

La stessa cosa vale per me, sarebbe un sogno poter sfogliare con mano un libro, il mio libro. Trovarci impresse nelle pagine le mie parole. Sapere che qualcuno prima di addormentarsi legge un capitolo, poi un altro, poi un altro ancora perchè "voglio sapere come va a finire!". Sapere che quel libro, una volta finito, verrà riposto sullo scaffale del soggiorno, o nella libreria di una cameretta di una ragazzina.

Farne promozione, rilasciare interviste, spiegare chi e cosa mi ha ispirato e vedere i frutti del mio lavoro.


E giusto oggi, mentre pulivo il forno e preparavo la ciambella i miei pensieri si sono guardati intorno.
E' difficile trovare ispirazione, ma certe volte l'ispirazione, come la verità ce l'hai proprio sotto il naso. E così ho fatto, ho abbassato lo sguardo, storto un po' gli occhi e l'ho trovata. 
Ho trovato di cosa parlare. Ho trovato l'ispirazione.


E sono pronta per questa nuova avventura. 


Ora però mi servirebbero un tazzone di caffè e un bar in cui star seduta ore, con il macbook davanti, senza che mi guardino male perchè occupo un posto, diciamo che voglio l'America!!! :-)

venerdì 3 settembre 2010

Sapete che vi dico?!

A voi che siete felici, allegri, abbronzati e sorridenti. 
A voi che su Facebook avete 1204320958039640653984395 nuove foto aggiunte all'album "The magik Summer 2010". 
A voi che siete intenti a taggarvi su tutte le 120432..etc etc, foto. A voi che le state commentando una ad una dicendo "Amooooooooo km sm vnt bn!!!!!!!" oppure "tesòòòòòòòò mi mankeranno qst gg passati insm!!" o anche "Ti amo amika mia, cm siamo styloseeee insime <l'errore è voluto ndr>" in alternativa "Ma qnt siam fighi ohh!". 
A voi che in questo preciso momento state cambiando sul vostro social network preferito la foto del profilo mettendo una foto fatta rigorosamente a mare/bordo piscina/terme/lago/discoteca. 
A voi che siete abbronzati che manco i vucumprà vi tartassano più credendovi "uno/a di loro". 
A voi che vivete solo d'estate, perchè l'estate è festa, l'estate è cazzeggiare invece di lavorare, è discoteca di notte e mare di giorno.
A voi..
Sapete che vi dico?!?!?!?!?
E' FINITA L'ESTATE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Pèpèpèpèpèpèpèpèpèpèpèpèpèpèpèèèèèèèèèè
Pèpèpèpèpèpèpèpèpèpèpèpèpèpèpèèèèèèèèèèèèèèèè!

martedì 31 agosto 2010

Senza Voce

"Non so come sia riuscito ad arrivare fino a qui ma credimi, e sicuramente lo saprai meglio di me, non sei tu a decidere il posto del tuo disegno, nel mio caso della mia fotografia, ma è l'ispirazione a chiamarci. E questa sera, forse la prima sera in tutta la mia vita, sono riuscito a risponderle con la mia voce. Non usando quella emessa dalla bocca, ma usando quella del cuore. Le ho risposto e sono venuto qui. Non sapevo cosa trovare. Non sapevo cosa cercare. Per caso ho alzato lo sguardo verso il cielo, volevo riuscire a fotografare qualcosa di veramente bello, cercavo lì in alto. E ho visto una stella. Una stella triste, una stella quasi spenta. Una stella immersa nei suoi pensieri, intenta a metterli su carta. E ho pensato “Si, è lei che voglio immortalare”. E con il flash, ecco che ti ho ridato luce. Ti ho ridato il sorriso. A te, che sei ciò che non sono io. Ed a me, che sono ciò che non sei tu. Un disegno che completa una fotografia, una fotografia che perfeziona un disegno. Un'istantanea, un ritratto, un pezzo di carta, un pezzo di pellicola, un pezzo di vita destinato ad invecchiare, ad ingiallirsi, a sbiadire, ma a restare lì. Per sempre. In silenzio. Senza voce."

Ho voluto chiamare questo Blog come il mio primo testo ufficiale che ha anche ufficialmente vinto un concorso. Il premio Freccia di Cupido I edizione promosso dalla Hermes Accademy. 
Sono una scrittrice dilettante, nella mia vita ho partecipato a due concorsi, uno perso e uno vinto. 
Ho 23 anni, vivo a Taranto, una città che offre poco e niente. Una città da cui vorrei evadere ma che mi tiene incatenata per i mille ricordi, le poche amicizie e la famiglia.
Mi chiamo Stefania. Per gli amici Stef. O Ste. Potete pure chiamarmi Esse.
Finora ho fatto tre viaggi che reputo importanti, tutti e tre con la stessa persona.
Maggio del 2009 sono stata per la prima volta a Firenze. Bellissima città! 
Agosto del 2009 sono stata a New York. Inutile commentare. Vorrei viverci!!!
Agosto del 2010 sono stata a Parigi. Il ricordo è ancora vivo, me ne sono innamorata. Peccato aver avuto pochi giorni per visitarla. 
Convivo, eh si. Da luglio 2009. Ormai più di un anno. Sembra passato contemporaneamente poco e tanto tempo. Un passo che ripeterei ancora mille volte. Non me ne pento, anche se molti hanno remato contro di me e molti altri mi guardano con compassione. 
Io che ho 23 anni ho fatto esperienze che LORO a 33 anni non hanno fatto. 
Lavoro, ovviamente. Di studiare non se n'è parlato. Odiavo la scuola. Ma se potessi tornare indietro e prenderla con la stessa maturità di ora, forse a quest'ora starei da un'altra parte. E' per questo che evito di chiedermi "cosa sarebbe successo se.." perchè so già che forse certi passi alla fine non li avrei fatto. Se fossi andata all'università avrei conosciuto gente diversa.. E forse ora non starei a scrivervi dalla cucina di casa mia.
Abito in una casa del centro, palazzina vecchia, quarto piano senza ascensore. Una gran fatica credetemi.
A volte, quando mi ritrovo carica di buste della spesa a salire quelle dannate scale, mi ritrovo a dannare tutto ciò che ho fatto, mi ritrovo a pensare che forse a quest'ora starei tranquilla a farmi una doccia a casa dei miei. Ma mi basta aprire la porta di casa per cancellare ogni cosa. 
<Meeeow>
I miei due cucciolotti di gatto. Inconsapevolemente loro mi danno una forza inaudita. Mi fanno ridere quando vorrei piangere e quando piango mi leccano le lacrime. Il più grande ha 1 anno, si chiama Harp. Come la birra!!! Il più piccolo ha 10 mesi, si chiama Stewie. Come il bambino dei Griffin! 
E poi c'è lui.. 
Il fotografo del piccolo pezzo del mio racconto. Lui che mi ha spronato a scrivere, lui che c'era quando ho perso il primo concorso, lui che ha ascoltato il mio sfogo quando ho perso. Lui che mi ha convinto a non mollare, lui che mi ha fatto vincere il primo concorso. 
Lui, che spesso e volentieri mi fa arrabbiare, lui che a volte sembra assente, lui che "A VOLTE" mette altro davanti a me, lui che a volte mi fa piangere. 
Lui, che ha la forza di perdonare i miei errori, le parole di troppo, le reazioni troppo istintive. 
Lui che mi cura quando sto male, che non riesce ad esprimere quello che vorrebbe, lui che ama la musica "romantica" ma poi " fa tutto il contrario". 
Lui che ho amato, ma mai quanto lo amo oggi. E mai quanto lo amerò domani. Lui che mi ha promesso di sposarmi. Lui che mi ha regalato l'anello. Lui che mi ha regalato un sogno. Lui che mi ha regalato un pezzo di vita, la sua, per unirla alla mia e completare il puzzle. 
Lui ha 5 anni più di me, anche se ne dimostra di meno. E' pazzo lui. Lavora tanto lui. Tanto che non riusciamo neanche a vederci per più di un paio d'ore al giorno. 
Lui è il mio lui. E lo amo. 
Punto.